Passate da mezz’ora le tre

https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=58825

C’è qualcosa che muore ogni volta
poi ti stupisci sia vivo più che mai
qualcosa che ti sveglia di notte
quando sono passate da mezz’ora le tre.
Tu lo sai che la stavi sognando
che ti ha donato anche quella che non è:
il suo corpo morbido, e dolce
obbediente alle mani.
La sua bocca una fessura di buio nel buio
dove quel qualcosa muore.

Resti a guardare nel buio la sua bocca ingoiare parole
queste
fino a che viene giorno.

Tre ciclamini

Ormai gliel’ho detto, sono spuntati tre ciclamini

e gliel’ho detto perchè la mia gioia è la sua

gliele ho sempre raccontate tutte.

I dolori un po’ meno, me lei me li leggeva dentro,

Ma sono lì perplessi da giorni e non si decidono a sbocciare.

Ormai gliel’ho detto, e non posso nemmeno dirgli che sono sbocciati se non lo sono

perchè lei mi legge dentro, lei è dentro.

20200529_125048

Come cosa mai sentita

https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=58765

Questo capita al poeta
al pittore, all’artista e al sognatore.
Crea un mondo che ha intuito esistere, da qualche parte
lo chiude in una bolla di sapone
e poi la penetra
sentendola scorrere sulla pelle
come cosa mai sentita.
Una volta dentro si scorda chi è,
una volta fuori vaga per il mondo a cercarsi.

Questo capita ai poeti
ai pittori, agli artisti e ai sognatori.
qualcuno ha creato per loro un mondo
che credono di aver intuito esistere
poi si è chiuso dentro e da lì li chiama forte,
loro vagano per il mondo
seguendo la voce
cercando la via segreta
che non troveranno mai.

Eppure la sentono scorrere sulla pelle e nelle vene
come cosa mai sentita
come terreno inesplorato
e sempre vergine.

Vergine e madre gravida dei loro sogni.

 

mother

(elaborazione immagine da web)

La mia maestra è un’albera

Amina Narimi, un’altra meraviglia

amina narimi

La mia maestra è un’albera
e il suo nido
un pane che lievita
un fuoco nell’aria.
È una fontana di luci sottili
con la pelle secca e i nodi alle mani
piene di strigoli
raccolti al gran posto,
il più segreto del boscovecchio.

È un fazzoletto, la mia maestra,
con un elicriso appena accennato-
che risalendo per gli alberi canta
al ramo potato di un nuovo fiore;

ma quando s’inchina davanti alle fragole
allarga il silenzio con piccoli gesti
fino a sentire il loro respiro.

La mia maestra nel viso è un bambino,
che chiede alla mostra di un Caravaggio
per farne dono all’unica figlia-
e te lo dice con le ossa cave
schermendosi dietro alla brezza sottile
che ha solo un sorriso quando magenta.

La mia maestra ha due gocce azzurre
prima degli occhi, e come un miracolo
sono discese dai pettazzurri,
con le mani di rondine,
sopra il…

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Nel pomeriggio chiaro e fresco

È un pomeriggio di Maggio mamma

di quelli che -così ci piace a noi-

che andavamo erranti ai prati

oppure giù, fino al fiume

per passare un pomeriggio

felice come pochi.

È un pomeriggio di maggio questo

un pomeriggio errante

verso le cime che mangiano le nuvole

-che più ne mangi più ce n’è-

verso la sorgente che alimenta questo lago brillante,

vedessi oggi com’è.

Dalle cime cadono i deltaplani

come tanti uccelli di Braques

si confondono col bianco delle nuvoe, e volteggiano

e riappaiono più in là.

Intanto pigola forte un anatroccolo

la madre esce veloce dalle foglie

gli dà un colpetto di becco

e poi a fianco prendono a navigare.

Ecco, tutto qui

si è fatta l’ora di rientrare

e poi non servirebbe pigolare.