E così è arrivato ancora un altro anno da conteggiare quello passato ci ha fatto penare e anche il prossimo per un po’ lo farà.
Non sono neanche indaffarato poche cose da preparare niente scampi e polipetti nè cozze vongole e gamberetti ma il pensiero un pò svolazza niente maionese così non impazza.
Lo so che cè chi non ne ha sempre e forse a casa sempre solo sta ma non credo sia peccato per chi in tavola ha apparecchiato.
Se si ceca l’ allegria con i figli, in compagnia questa sera qui sarà pieno di tutti quelli andati via però sicerca la fortuna con due lenticchie e un cotechino.
Non sarà come da bambini che ora abbiamo i nipotini ma i pensieri sono buoni poi ci sarà il solito concerto con un valzer sul danubio blu e questa è la sua nostalgia.
Stamattina il mondo s’è svegliato tutto pulito e bianco stamattina il mondo s’è svegliato e sembrava un neonato che non sapesse d’esser nato. S’intuivano appena appena le strade ombre scure e rettilinee già tracciate sopra la neve gli alberi piegati come severi osservatori piegati dal peso di leggera, soffice e vaporosa neve. Tanto vaporosa da confondersi nell’ aria con il cielo eppure nell’ aria c’ era come un’ aria di attesa attesa che quel che è già stato appaia. Attesa che si sciolga, tutta quella neve, sposando la terra anche se questa provvisoria veste bianca sembra proprio un sogno sotto è già tutto scritto e disegnato e anche quello che c’è sotto mi piace ancora tanto. Anche se poi quel che appare non è più quel giardino segreto che da qui, ora, si riesce a immaginare.
Si ha un bel dire sulla bellezza interiore.. Ho cominciato a crederci un pò meno quando il proctologo, infilandomi la sonda ecorettale ha detto va che bella prostata ingrossata abbiamo qua dentro e non contento ha voluto anche toccare con mano. E avrebbe detto qualcosa anche il dentista, da bimbo, magari su un bel campanellino là in fondo, se non gli avessi morsicato un dito prima.
Così invece ha detto altro.
E poi hai visto le statue di Grillo, e della Bissara Di Rodin e Claudel- I quadri di Montoya, Ortiz, Hopper o Van Hove. Bellezza da vedere, esteriore Come pure un sole che brilla sul lago o la pioggia che fa quei rimbalzini che poi ricadono in tante goccioline a increspare l’ acqua. O le stesse goccioline su una pelle lucida e nuda.
Viaggia nell’ aria la bellezza, altro che, sta fuori la bellezza, ti entra dentro dagli occhi. E’ che non so fin dove arriva nè quando.
Succede così, non devi neanche star lì a pensarci. Succede mentre guardi un film, per esempio, ti accorgi che gli ultimi dieci minuti li hai persi perchè t’ è passato in mente un ragazzo in volo su una moto sopra la vecchia cava d’ argilla rossa. E lei sotto, che non s’ aspettava che finita la salita la moto continuasse verso il cielo. E l’ anteriore punta pericolosamente a terra, così accelleri, la ruota gira, gira veloce nell’ aria, l’ anteriore risale e l’ atterraggio è perfetto. Ma non atterri nella vecchia cava, atterri sulla colma della Presolana, al passo, vicino alla casa degli orsetti. Io scelgo i rametti, che quello è roba da uomini, pardon, da bimbi e lei, addentrata nel bosco sceglie il muschio più bello e pieno. Servirà a tener calda la terra, nei vasi di legnetti, e le cipolle dei ciclamini che ha scelto. Succede così. A quest’ età succede così. Non devi neanche star lì a pensarci. Si fatica di più a restare qui, in questo mondo, a guardare un film.
Sono sempre stato un discolo mi alzavo la mattina presto, per sbirciare sul tavolo se era passato Babbo natale. Se c’era qualche gioco che mi piaceva e non era per me scambiavo i bigliettini tanto chi sapeva cosa portasse Babbo natale. Chissà com’era però che mamma mi sgamava sempre dicendo che a lei lo aveva detto, che l’ha trovata sveglia si sarà sbagliato coi biglietti. Il nipotino invece già ha sgamato Babbo natale che l’ultima volta è venuto su una specie di tagliaerba altro che slitta ed era piccolo e magro magro con gli elfi più grandi di lui. Ma se ne sta zitto, per la sorellina che ancora crede e perchè ricorda quanto sono stati belli gli anni prima. Così stasera arriva ancora arriverà un po’ prima, che c’è il coprifuoco, poi tutti a casa.
Dicono che l’ amore sia questo improvviso accelerare del cuore questo scorrere veloce del sangue, questo suo riempire vene e corpi cavernosi. Ma non credo.
Allora forse è questo pensarla sempre, questo vederla, in ogni luogo dove non c’è, senza volerlo. Oppure questo accostarle il passo di nascosto, questo ostinato portare nelle tasche quello che non è. Ma neanche questo credo.
Poi un giorno ho sognato un luogo dove non c’era davvero, neanche cercando non si vedeva s’era alzata e se n’era andata. Le tasche vuote, la paura forte, non c’ erano altre strade che ripartivano da lì, nessun altro luogo dove andare, e in quel luogo senza lei non c’era niente altro. Neanche gli angeli ad ascoltare o suggerire. Il mondo finiva lì senza di lei.
Ho con me un sogno viaggiante gli lascio spazio per fermarsi qui e qualche volta lo fa, ma sembra che soffra, come gli squali senz’ acqua.. allora riparte, cavalcando nuove fantasie e cieli azzurri. Tornerà. A volte ha profumo di pelle calda, tra lenzuola di lino, altre di capelli al sole sull’ erba, in un prato di narcisi e fiori di montagna, mughetti e zafferano alpino. Oggi profuma di Natale muschio e candele nella luce calda che entra dalle tende. Mentre aspetto.
Manca poco, e tutti questi preparativi portano a antichi sogni di bambino le vernici invisibili, gli occhiali a raggi x, per vederti meglio le radio allo strombolio di fragolosio quelle che creano interferenze che bloccano le onde bugiardiche e ti fanno dire la verità. E molti altri sogni, così tanti e veloci che all’ ultimo non ricordo il primo.
Basta chiudere gli occhi e riappaiono volti e paesaggi, basta premerli un pò coi pollici e si mischiano nuvole gialle in cieli rossi e poi le oltrepassi fino ad arrivare alle stelle e pianeti e anelli e ci sono soli gialli e verdi tutto intorno dai contorni sfavillanti e la solita scritta, bianca e sfolgorante sullo sfondo rosso.
Quando riapri gli occhi la è ancora lì, proiettata sul muro bianco, e ti accorgi che, in negativo, è un enorme fungo atomico in un cielo in fiamme. E lo stai a guardare. Poi l’ aria si riempe di schizzi bianchi nel blu elettrico e rosa mutevole al cobalto. Vibrante. Come ali di colibrì. C’è un gran caldo, nient’ altro. Nemmeno Tu. Nemmeno Io. Solo un noi.
“ma come fanno gli angeli a volare in un cielo rosso rosso”
Sai quando apri il gas, al semaforo che una così non l’hai mai provata e vuoi proprio vedere fin dove arriva.. E lei risponde bene, schizza via veloce, cantando in sol e nell’ eccitazione quasi quasi ti diventa duro. Poi ti accorgi che hai oltrepassato la piazza e quattro incroci che neanche hai visto e il quasi si sgonfia.
O quando il vagoncino dell’ ottovolante arriva sulla cima, sparato da un cannone, e resta fermo un attimo lunghissimo mentre sul soffitto del tendone, nel buio, girano pianeti e stelle ma poi quell’attimo finisce, e cadi e l’ incanto svanisce, e anche l’ eccitazione.
Ma più ancora è quando le guardi il culo ben fasciato nel suo abitino azzurro troppo corto e mentre guardi si inchina a raccogliere qualcosa e lei lo sa cosa succede quando si inchina come lo sa che stai a guardare il rosso spuntare dall’ azzurro.
Ecco, lì sì che si fa duro davvero. Senza quasi. Non c’è moto o razzo che tenga. Ma poi si alza e se ne va con quel qualcosa, e anche il senza quasi se ne va.
"L'amore non conosce barriere. Salta ostacoli, oltrepassa recinzioni, attraversa pareti per arrivare alla sua destinazione, pieno di speranza." - Maya Angelou