Teletrasporto

Da piccolo ci credevo così forte che sembrava vero.
Allora mi trovavo su una nave pirata
con in più il dono dell’ invisibilità
per poi passare a cavalcare i dinosauri
o su un’ astronave interstellare
passando per vortici temporali.
Poi mi addormentavo sul divano e mi risvegliavo in cameretta
come poteva non essere vero?
Mi è capitato anche da grande, a militare
ero uscito per il solito giro di ombrette con gli amici
a un certo punto ecco il vortice temporale
e mi son svegliato la mattina dopo, in cella di rigore
Ma questa forse è un’ altra cosa.
Però succede ancora
magari su un piccolo palco di provincia
o in una festa di piazza
o in un piccolo teatro in centro.
Da lì viaggio anche su altri palchi
quello della balera del campeggio sul lago di Como
o quello dell’ Ariston, dove ho trovato lei
non quell’Ariston famoso, quello del paesino qui vicino.
O ancora dalle gradinate dello stadio di Meda
oppure alla Nuit!
sì, la Nuit, night club malfamato in quel di Sondrio.
Magari mi troverò ancora in viaggio su un vecchio pulmino 850
con le chitarre in mano ,in cabina
e il whisky nei foderi, in viaggio verso Bellinzona.
Ci saranno anche tutti gli amici musicanti, persi solo di vista, tra il pubblico
mamma sarà in pista, che danza come una volta con papà, col suo vestitino azzurro
anche se mi vedrete lì, su quel piccolo palco.
Finchè andrà tutto bene.

La Nuite by Franco Bonvini

MasticadoresItalia // Editore: J re crivello

Graffiava l’aria dolcemente il suono
con un overdrive leggero
luce fioca nella stanza
lei al centro che danzava
ma era tanto tempo fa.
La maglietta bianca e trasperente
il reggiseno inesistente
gonna ampia e rossa a larghi spacchi
che si aprivano ai volteggi
ma era sempre tanto tempo fa.
Ogni tanto si fermava
al bancone si appoggiava
e beveva, ah se beveva
per riprendere la danza
sempre più audace e sensuale.
Io graffiavo l’aria dolcemente
ma era tanto tempo fa
e oggi il cielo è tutto un grigio
che risveglia la memoria
io nemmeno ci pensavo
alla ballerina del La Nuite.

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La Nuite

Graffiava l’aria dolcemente il suono
con un overdrive leggero
luce fioca nella stanza
lei al centro che danzava
ma era tanto tempo fa.
La maglietta bianca e trasperente
il reggiseno inesistente
gonna ampia e rossa a larghi spacchi
che si aprivano ai volteggi
ma era sempre tanto tempo fa.
Ogni tanto si fermava
al bancone si appoggiava
e beveva, ah se beveva
per riprendere la danza
sempre più audace e sensuale.
Io graffiavo l’aria dolcemente
ma era tanto tempo fa
e oggi il cielo è tutto un grigio
che risveglia la memoria
io nemmeno ci pensavo
alla ballerina del La Nuite.

Cam girl

Parte così
col motorino d’accensione del motore
poi imbocchi la strada familiare
tutti i pensieri nel taschino
e all’autoradio unn sottofondo
Io sono un gigolò
-e intanto penso a lei-
soltanto un gigolò
-e penso ancora a lei-
sotto questa pioggia sottile di un sabato mattina.
Perchè lei è una cam girl
e si muove sinuosa
erotica e maliziosa
nel mondo che per te ha inventato.
E’ come piace a te
proprio perchè l’ hai scelta te
nella vetrina delle anteprime.
Ha l’età che vuoi
ti mostra quel che vuoi
accende la tua voglia
anche se non ne ha voglia
e questo è quel che vedi.
Ma lei è una cam girl
con tutti i suoi problemi
e quelli non li vedi
vedi i seni affascinanti
che muove con maestria
nello specchio un gran bel culo
sul palcoscenico allestito
basta che muova un dito
e tutto il resto fuori campo.
Poi vorrai veder di più
i sogni che lei fa
e magari quello che ha nel cuore
lei non risponderà più
e il sistema scriverà
CAM CHIUSA..

Le cose nascoste

È una piccola apertura tra gli alberi
quella in cui si intravede il sentiero che scende verso la riva
tra l’ ombra fresca che fanno le foglie.
Non sai cosa te lo fa scegliere
piuttosto che quel parco lì vicino
assolato
con panchine e giochi e spiagge attrezzate.
Ma posteggi l’auto perchè in fondo lo sai
è da sempre che cerchi di vedere le cose nascoste
nelle ombre o dietro gli angoli.
Le cose nascoste sono poi quelle che ti nascondono
come quel salice che richiudeva i suoi rami dopo il passaggio
e si faceva nido
e il nido si faceva casa
dove ci si poteva amare.
Posteggi e imbocchi il sentiero
e il sentiero svolta su un ponticello che oltrepassa il torrente
poi scende dritto fino alla riva.
L’acqua lì è piena di angeli
che brillano e danzano
spandono attorno scintille di luce
e l’aria tra i rami è la loro voce.
È solo il sole lo so, obliquo sull’acqua
ma resti incantato
come dovessero arrivare altri angeli
a unirsi alla danza di luce.
E alla fine arrivano davvero
ti escono da dentro
dove erano nascosti.

Adesso scrivo una cosa

Adesso scrivo una cosa
perchè oggi sembra proprio primavera
il cielo ha un bel colore attorno ai tetti e agli alberi
la case ci sembrano disegnate dentro e l’aria è già profumata dei primi fiori
qualche aereo ha disegnato una scia che si dissolve e cola in un merletto bianco
e bisogna scriverlo.
Adesso scrivo una cosa perchè domani me ne scorderò
e rileggendo crederò sia vera
potrei scrivere di quando s’è tolta il vestito più bello che ha
perchè niente la fa più bella della nudità
potrei dire che aveva nelle mani il sogno più bello che ho
e lo cavalcava il sogno, qui davanti agli occhi miei
e rileggendolo domani crederò sia vero l’unicorno rosso delle mie fantasie
e non solo disegnato su una fotografia
la gioia sarà vera, questo già lo so.

Un gracidare di rane

Sono stato a sentire le rane gracidare ieri
e neanche lo sapevo che ci sarei andato.
Il sole era già alto, subito dopo pranzo
le ho sentite al fosso e mi son fermato un po’
mentre tutti gli altri passavano via veloci.
Ci son restato un po’
e per quel po’ non c’è stato altro
nemmeno tu
solo il fosso, e un affluente antico nella memoria
con strani pesci che camminano sul fondo
e gamberi di fiume e cozze verdi
acqua chiara e fresca
che ci si può entrare fino alle ginocchia nude.
Sono stato a sentire le rane
e niente
chi se lo ricordava più il gracidare delle rane.

L’angelo della fantasia

Ecco l’angelo della fantasia
la donna che danza nuda per poeti e sognatori
ha un sogno per tutti
di bosco, foresta o lago
così tutti hanno un sogno da scrivere.
C’è sempre un posto in prima fila sulle panchine a lago
e il sipario è lo scintillio dell’onda
le quinte i monti
e dietro le quinte il sogno.
E tu mangialo il sogno
a baci e morsi
bevi il succo che ubriaca
finchè arrossiranno di fiamme i monti.
Arrossiranno per l’angelo dalle gambe aperte
mostreranno sulle cime il sesso frastagliato in controluce
come tanti alberi
o come un ciclamino enorme
rosa come il sogno
o almeno così credo.

Zingara

C’è qualcuno che dice che a mezzanotte escono i fantasmi
e che le ombre lungo i muri non hanno corpo
niente sta sotto i lampioni
nemmeno la zingara di cui vedo l’ombra
e di cui non so il nome.
Non ne ho mai saputo il nome
che Zingara basta per i segreti
basta per le magie
certo è stata qui un giorno
e i ricordi sono quelle ombre ai muri
non preoccuparti delle ombre ai muri nè dei ricordi
ma solo di avere giorni belli
sono quelli che torneranno alla memoria, senza pensarci
come quella volta che ha inclinato il corpo
come una scala dal buio alla luce
e nella luce lei.
Come ombra silenziosa torna
come mi cercasse ancora.
Nessuna parola tra noi
che già sappiamo tutto.

Le cose che restano

Io non lo so dove restano le cose che non sono più
o che semplicemente non sono state.
So che riempiono spazi fatti d’ aria
pieni di vibrazioni
costringono le stelle a seguire una silhouette
imprigionano le nuvole e altre cose dentro i loro contorni.
E’ così che al bosco ci sono alberi che non sono alberi
e a guardarli ti chiedi se la notte li spaura
o se aspettano mattina senza timori alla luce chiara delle stelle.
E’ così che ci sono cespugli di margherite che danzano al vento
come in un giro di valzer.
E’ così che al lago gli spruzzi non entrano in una figura brillante al sole.
Facile l’alibi dell’ illusione, delle mancanze o della fantasia
ma poi i monti riflessi diventano uno skyline di città mai viste
e le macchie tra il verde
il mistero di volti inconosciuti ma familiari.