Duro sogno

MasticadoresItalia // Editori: Simon James Terzo & J re crivello

By Franco Bonvini

Sai quando apri il gas, al semaforo che una così non l’hai mai provata e vuoi proprio vedere fin dove arriva.. E lei risponde bene, schizza via veloce, cantando in sol e nell’ eccitazione quasi quasi ti diventa duro. Poi ti accorgi che hai oltrepassato la piazza e quattro incroci che neanche hai visto e il quasi si sgonfia. O quando il vagoncino dell’ ottovolante arriva sulla cima, sparato da un cannone, e resta fermo un attimo lunghissimo mentre sul soffitto del tendone, nel buio, volteggiano pianeti e stelle ma poi quell’attimo finisce e cadi e l’ incanto svanisce, e anche l’ eccitazione. Ma più ancora è quando le guardi il culo ben fasciato nel suo abitino azzurro troppo corto e mentre guardi si inchina a raccogliere qualcosa e lei lo sa cosa succede quando si inchina come lo sa che stai a guardare il rosso spuntare…

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Desideri

C’è una donna sulla montagna
e dalla montagna si vede il lago.
Tra il verde raccoglie i narcisi
vestita dello stesso colore del cielo
il viso dissolto nel sole.
Intanto un ragazzo è uscito sul balcone
a fumare una sigaretta,
unisce puntini luminosi di stelle
per farne desideri da portare in tasca.
E’ una donna china sui narcisi che disegna
vestita dello stesso colore del cielo
il viso dissolto nel blu scuro della notte.
Non è mai rientrato
neanche ora che la vista disegna raggi attorno alle stelle,
sdoppia la luna e non se ne vede il centro.
Andrà a suonare oggi,
attento a non sudare preparando il palco sotto il sole
con tutti quei desideri assieme ai plettri nelle tasche.
Quella donna c’è sempre tra la gente
e lui dal palco vede il lago.

Duro sogno

Sai quando apri il gas, al semaforo
che una così non l’hai mai provata e vuoi proprio vedere fin dove arriva..
E lei risponde bene, schizza via veloce, cantando in sol
e nell’ eccitazione quasi quasi ti diventa duro.
Poi ti accorgi che hai oltrepassato la piazza
e quattro incroci che neanche hai visto
e il quasi si sgonfia.
O quando il vagoncino dell’ ottovolante arriva sulla cima, sparato da un cannone,
e resta fermo un attimo lunghissimo
mentre sul soffitto del tendone, nel buio, volteggiano pianeti e stelle
ma poi quell’attimo finisce e cadi
e l’ incanto svanisce, e anche l’ eccitazione.
Ma più ancora è quando le guardi il culo
ben fasciato nel suo abitino azzurro troppo corto
e mentre guardi si inchina a raccogliere qualcosa
e lei lo sa cosa succede quando si inchina
come lo sa che stai a guardare il rosso spuntare dall’ azzurro.
Ecco, lì sì che si fa duro davvero.
Senza quasi.
Non c’è moto o razzo che tenga.
Ma poi si alza e se ne va con quel qualcosa raccolto,
e con lei anche il senza quasi se ne va.

La bella amata

Sull’ultima curva del sentiero la bella amata sta
come un confine
e sempre si va oltre
un po’ per vedere dove fioriscono le rose
un po’ per avere malinconia di averla avuta tra le braccia nuda
che di meglio non c’è.
Di meglio non cè
e mentre si pensa questo si continua a camminare
curva dopo curva
ma ogni curva è lei, un fianco, un seno
la meta del sentiero sempre lei che crea il mondo
e i suoi sentieri
così che la meta non arrivi mai.
Sarebbe come cadere in un abisso di gioia senza ritorno
sarebbe come dire è mia, e questo fa paura
la stessa di dire non è mia.

Rosa

Guarda la più bella rosa
Rosa che non è rosa
ma che di rosa veste.
Guardala nel mattino
rosa che non è rosa
bagnata di rugiada
offrirsi al sole e al vento
per asciugarsi e per brillare un po’.
Guardala rinfrescarsi nei pomeriggi
all’ombra di tigli e faggi
Rosa che non è rosa
ma a volte bianca e a volte rosa.
Guardala la sera
nella penombra della stanza
lama di buio che nel buio danza
rosa che non è rosa ma rosa come una sposa.
Poi c’è la rosa nera
Rosa che non è rosa
scontrosa e non sincera
che solo nella mente mia si avvera.

Luoghi perduti

Questo fa la morte
fa il mondo più piccolo
pian piano si prende luoghi dove non puoi più andare pur andandoci sempre.
E sembrano anche uguali, l’ acqua brilla al sole e se piove accappona la superficie
che devi correre a ripararti sotto un balcone o portico
ma forse non è lo stesso riparo perchè non c’è nessuno sotto.
Si vede sì il lago, fino alla prima curva
che i laghi hanno sempre una fine
e la breva accarezza leggera la pelle
ma non son più gli stessi luoghi senza le presenze vive.
Gli occhi seguono il profilo delle rive
e cercano di vedere sempre oltre le curve
e oltre le curve c’è sempre qualche stupore nuovo
fosse anche un tir in contromano che farà il mondo ancor più piccolo.
Credo, ma non ci spero.
Forse farà ritrovare i luoghi perduti
con un nuovo stupore che non avrà fine.