La città dei balocchi

La città brillava quella sera,
brillava di stelle e luci e colori.
e non erano in cielo,
ma su tutti i muri,
e qualcuna cadeva a terra.

Lo so, è una fila di proiettori a disegnarle,
è solo una cosa commerciale,
per attirare gente,
possibili acquirenti ai mercatini di Natale.

Ma la città brillava e i muri parlavano
e quella era proprio la mia città,
la piazza dove saltavo da un lastrone della pavimentazione all’ altro
attento a non finire sulle fughe.
La piazza fin dove a volte arrivava il lago
che ci potevi entrare con la biciclettina.

Però neanche da bimbo è mai stata così piena di stelle.
Non c’ èra il bimbo quella sera,
c’ero solo io, con tutti gli anni che ho,
con gli occhi pieni di stelle,
a rincorrere quelle cadute per saltarci dentro.

Dicono che per ogni stella caduta c’è un desiderio
Chissà se da dentro la stella il desiderio vale di più.
Io spero di sì,
anche se non lo saprò
perchè non era neanche per me.

 

https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=51433

Figlio di un canto

Quando mia madre cantava
sulla passeggiata dal molo
a Villa Geno
stava creando gli occhi, e i capelli.
Quando mia madre cantava
già aveva in cuore le mie colorate vie.
Quando mia madre cantava
la vita era davvero rosa
e tra i cespugli di ortensie e di rose rosse
risuonava già una chitarra rossa.
Oggi si sente ancora quel canto nell’ aria
e le parole ci danzano sopra.

Vienimi ancora in sogno stanotte
cantami quel canto antico
che canto ogni giorno.

“C’est elle pour moi, moi pour elle dans la vie…”

Lunario di Settembre

Tutto ebbe inizio nell’anno 1646 nella piazza di Nogaredo. Mercuria accusò Domenica Chemelli di furto e stregoneria.

Il processo, tenutosi a Palazzo Lodron, si protrasse per un anno.

Durante il processo, l’avvocato difensore delle imputate, Marco Antonio Bertelli di Nomi, provò come gli interrogatori non fossero stati eseguiti correttamente e ottenne il permesso di far sottoporre a perizia medica le accusate.

Dalla perizia risultò che le donne non portavano segni diabolici sul corpo e l’avvocato sostenne quindi come le loro colpe fossero sempre inferiori in quanto le donne sono “fragili, imbecilli nell’intelletto, ignoranti, credulone e facilmente soggiogabili”.
Nonostante le tesi sostenute dalla difesa, le donne vennero dichiarate colpevoli. Qui di seguito trovate il testo della sentenza di condanna:

SENTENZA di CONDANNA delle STREGHE del 13 APRILE 1647:
Noi Paride Madernino, Giudice Delegato, sentenziamo e codanniamo
DOMENICA CHEMELLI – LUCIA CAVADEN – DOMENICA GRAZIADEI – CATERINA FITOLA – GINEVRA CHEMOLA – ISABETTA e PAOLINA BRENTEGANI
che per mano del Ministro di giustizia, a tutte sopra le Giare, luogo a questo effetto destinato, gli sii tagliata la testa dal busto, a tale che se ne morino e le anime loro si separino dalli corpi; e inoltre gli cadaveri di quelle siino abbruciati e le reliquie sue in dette giare seppellite ad esempio d’altri.

Il giorno seguente, 14 aprile 1647, in località Giare, la sentenza venne eseguita dal boia Ludovico Oberdorfer di Merano: decapitazione e successivo rogo, alla quale dovette assistere tutta la popolazione, pena un’ammenda di 25 ducati a persona.

dal sito del Comune di Nogaredo(TN)