Sei Ottavi

Forse una delle meno conosciute, eppure ci hanno fatto anche un film.

Sembra una solitudine, ma è una temporanea solitudine di chi “si basta”. Si deve bastare o si vuole bastare…

Lei affusolata nel buio sognava incantata
e chi mi prende la mano stanotte mio Dio
forse un ragazzo il mio uomo o forse io…

..e che mi sfiora le labbra chi mi consola
forse un bambino gia grande o io da sola…

..chi coglierà il mio fiore bagnato di brina
un principe azzurro o forse io adulta io bambina
mentre la notte scendeva stellata stellata
lei affusolata nel buio dormiva incantata
chi mi dirà buonanotte stanotte mio Dio
la notte le stelle la luna o forse io.

Un bosco

E la vita è un bosco.
E ci passi attraverso
e sembra che tutto cresca intorno
ma tu no, non ci sono specchi.
Le morbide foglie di primavera
che un attimo prima spostavi con le mani
aprendo spiragli sulla radura
cercando sempre nuovi stupori
imbiancano veloci di neve.
(vi risparmio silenziosa e lieve).
Meravigliosa, questo sì.
Gli alberi si fanno pesanti di lei
tanto che alcuni non ne sopportano il peso.
Sembra un tempo veloce.
La neve presto si scioglie al sole
mostrando di nuovo la terra
e l’ erba nuova, e i cespugli di margherite.
La nuvole viaggiano veloci in cielo.

Poi un giorno arrivi sulle rive di uno stagno
calmo
un luogo dove il tempo è sospeso
in un cielo senza nuvole,
e ti specchi,
e sei cresciuto più del bosco.
Ma intorno le foglie sono sempre morbide
e puoi ancora spostarle con le mani
per altri quotidiani miracoli.

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Idrovolanti

C’è una panchina sulla passeggiata a lago,
è immersa tra cespugli e aiuole fiorite
da lì si vedono gli idrovolanti partire
e puoi sognare viaggi in mongolfiera
fino alla cima dei monti.

Da questa poltroncina invece, a scriverne,
a volte mi duole il petto
e allora penso che non stai bene qui dentro
dove abiti
come volessi aprirti un varco,
uno spiraglio,
e uscire per andar ancora ai campi,
tra le margherite,
e poi su fino ai narcisi, in mongolfiera.
Oppure al bosco,
a cercare muschio e ciclamini
o anche soltanto in quella panchina in riva al lago
a guardare con me gli idrovolanti.

Me ne sto immobile
per lasciarti uscire,
e sto a vedere che succede,
se diminuisce la pressione nel petto.
Ma tu non esci mai.

Allora esco io,
ti porto per campi, tra le margherite
oppure al bosco, a cercare muschio e ciclamini
per sentieri conosciuti poi
arriviamo fino al lago.

C’è una panchina tra i fiori
per guardare gli idrovolanti
e sognare viaggi in mongolfiera.

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Arriva la befana

Il fiume scorre lento attraverso il paese.
E’ pieno di lanterne gialle e rosse,
come a illuminare la via.
Dicono che debba arrivare qualcuno.

Intanto grandi fuochi indorano l’ acqua.
L’ ansa del fiume è una grande piazza
dove danzano le streghe.
C’è un grande cervo che brucia,
col suo cavaliere,
e l’ albero dei frutti luminosi sparge le sue fiammelle nel fiume,
come semi,
e scorrono, e vanno, e spariscono lontano
con la corrente,
e sorgeranno altri alberi,
per miglia e miglia lungo le rive.

Tutti attendono qualcuno,
il mangiafuoco, i saltimbanchi,
i bimbi salvati dalla paura del pentolone,
perfino le cose e i fiori che si illuminano
come si illumina il cuore dei bimbi.
C’è anche un basilisco dagli occhi rossi che guarda in su
verso il ponte dove stiamo.
Ma nessuno muore.

Ed ecco che arriva,
sbuca da sotto il ponte
una piccola vecchina fuori moda
nera nera nella sua barchetta di carta luminosa.
Ha freddo e cammina a fatica
ma ha un dono per tutti.

Anche per me che ho un braccio un sorriso che abbaglia,
col suo cuoricino illuminato.
E le tasche piene di sogni.

befana
Il sogno.
E’ quello il dono.

La merla

Gennaio un tempo era un vecchio burbero e dispettoso, e aveva solo 28 giorni mentre febbraio ne aveva 31.
Era così dispettoso che aveva preso di mira una povera merla, che al tempo era nera e abitava al bosco in un accogliente nido.
Gennaio ogni volta che la merla usciva scatenava tempeste di neve, e gelo e rendeva il bosco una Selva oscura.
Tanto che la merla era costretta a rientrare senza cibo.
Ma un anno si fece previdente, accumulò scorte di cibo bastanti per tutto il mese e restò al nido al calduccio fino allo scadere del ventottesimo giorno.
Quando uscì Gennaio era così arrabbiato per la beffa che chiese in prestito tre giorni a febbraio, che non restituì più e divennero i giorni della Merla.
Tormentò ancora la Merla per tutti e tre i giorni con terribili tempeste e gelo tremendo, la Merla per sopravvivere dovette rifugiarsi in un camino e così ne uscì tutta grigia di cenere.
E così è anche oggi.

E’ una leggenda eh, ma non è che non sia vera. Solo non si sa se è vera.

Questa invece è vera:
Nonna era una Selva, una Selva luminosa, e sapeva di tè col latte, e biscotti.
Nonno invece era un Merlo, ma non so com’ era,
Però un giorno entrò nella Selva e naque una Merla.
La Merla che mi spia dal davanzale, o dalle rive di un fiume, quella che esce dagli alberi e mi rincorre per metri nei miei giri in bici.
La Merla che mi sognava davanti al lago.
E mi sognava così forte che sono nato.

(foto di una mia nipote)

gracchio alpino

Musica

Una volta che hai imparato ad amarla si fa sentire ovunque,
e la pioggia diventa il tappeto di sottofondo e ogni goccia un battito.
E ti trovi a cantare i suoni.
E ogni cosa è suono e ogni cosa ha un tempo.
Non puoi cambiare marcia fuori tempo,
nè spegnere la radio a metà battuta.
Il silenzio e la tranquillità non esistono completamente,
c’è sempre un muscolo in movimento
e un canto nella testa,
canta allora le tue poesie,
e fa che il canto non sia lamento.
Il canto è vita, è vivo, e va oltre..
ho già pronta una canzone.
Chissà se lei la danzerà..

ma forse preferisce una ninna nanna
per addormentarsi.