Quante vite

Quante vite qui, amoremio più grande,
che amoremio non te l’ ho mai detto.
Ti voglio bene, ce l’ho
amoremio più grande,mi manca.
Ma si è fatto tardi.
Quante vite,
e quante morti.

Vanno e vengono
tra questi corridoi di tempo,
e nel tempo sono solo lampi
lampi veloci.

Dei tuoi attimi molti non ne sanno nulla
altri li hanno amati
e io tra loro,
ma non c’ero all’ ultimo
che così si è fatto eterno
e riecheggia ancora nelle trombe delle scale.

E quell’ infermierina
che chiedeva se non la so cambiare..
certo che la so cambiare,
e lavare, profumare
ma lei cambiava me una volta
ma questo forse non glie l’ hanno detto a infermieristica
e quell’ infermierina non sa nulla dei suoi attimi.

E poi

E poi vuoi scrivere qualcosa di bello

che dica

“c’è un tesoro in ogni dove”

a immagini e parole.

Così giri il web

per cercare qualcosa di bello da mostrare

solo che trovi una maglietta rossa

sulla riva dove spiaggiano i giochi.

E niente,

sarà per un’ altra volta.

La riva destra

(Riletta e riscritta)

 

Salendo, verso i monti c’è un lago sulla destra,
oche e anatroccoli giocano tra i canneti
l’ acqua prende il verde dai monti e il brillio dal sole.
Ma devi arrivare in fondo al lago per l’ incanto
e imboccare la stradina che torna dalla riva destra,
parte da uno chalet abbandonato, che porta il nome del lago,
steso come una vecchia signora sullo sfondo dei monti.
Una stradina in disuso, ormai pedonale e ciclabile
in ottobre è coperta di foglie e l’asfalto non si vede.
Il rumore delle macchine è lontano, attutito come quello delle ruote della bici.
Ogni tanto un tronco,
vecchi e grandi alberi caduti e messi lì,
tra la strada e il lago a far da panchina,
a servire ancora i passanti.
E lì ti fermi, e ti siedi,
proprio davanti alla cappelletta degli alpini, ad ascoltare niente.
Perchè questo lago non ha voce né onde, chiuso com’ è tra i monti.
Ma poi l’ aria si muove un pò
il canneto mormora e gli alberi del bosco rispondono
nella cappelletta qualcuno prega
come in un canto.
Dopo un pò ci sei anche tu in quel canto
e tutti i tuoi cari.
Tutti.
Non andresti più via.
Ma devi.
E alla fine riparti.
Appaiono le prime case,
qualche barca alla corda in piccole insenature
indica che la strada sta finendo,
che inizia la statale,
che inizia il traffico e il rumore.

Ma qualcosa è rimasto là
guardi indietro
e sei ancora là
che ti guardi andare via.

Che ti aspetti.

Fottila

https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=56893

(riletta e riscritta)

Fottila la poesia
anzi scrivile due righe, e tra le righe
_______________________________
f o t t i t i
_______________________________
come bestia inginocchiata.

E poi vai a pesca
o al bosco,
a cercare il muschio per i ciclamini
o a guardare le nuvole
come semplici e minuscole goccioline d’ acqua vaporizzata
senza vederci ballerine, o un nome, o un viso.

Fottila la poesia,
tanto lei non ci pensa due volte a fottere te,
come una fiera ti segue,
si mostra
magari in un guizzo di paura
negli occhi della trota appesa all’amo
e la senti in gola
o nel cespuglio di margherite al bosco
attraverso il quale la vedi.
Nuda.
O proprio mentre guardi le nuvole,
una ballerina, o un nome, o un volto passano veloci.
Vedi?
Sei fottuto.

20200119_124036

Sogno di febbraio

Da qui, vedo la ragazza camminare
non dondola i fianchi
non si alzano i seni a ricadere.
Da qui,
è come una foto che avanza nel buio
che il buio non mente ma omette i contorni.
E non si vedono le mani
dolci e scucenti agli orli
gambe lunghe e affusolate che svaniscono nel buio.
Poi dice vado a ballare
senza parlare
e avanza e come in sogno avanza e  non arriva mai.
Ma c’è una luce giù in città
luce sempre accesa
forse una finestra ma dentro non c’è la stessa foto.
Sì, il corpo forse sembra uguale
ma le gambe son lunghe radici affusolate
le mani e le dita affondanti nella tana del lupo.
Le radici crescono sempre più
dove prima era il buio
senza un respiro o una parola lei ancora dice
io vado a ballare.

 

De Andrè

Come fai a sceglierne una, sceglierne una e dire questa è la più bella? Così non ne propongo neanche una.

Ma tra le tante interpretazioni di altri cantanti sì che si può scegliere le più belle..


 

Alla chitarra Luca Colombo, la voce.. la più bella.

(bisogna scordare la storia del rapimento per apprezzarla come pura canzone d’amore)


 

Quale sarà la mano che ti accende e ti spegne, luce luce lontana che si accende e si spegne.


 

Questa più per l’assolo di chitarra

Anche la Vanoni però..

The Famous Blue Raincoat (tradotta da De Andrè)


 

Con i sapori e le bugie delle nostre vite faremo un brindisi…


 

Non ho più voglia di fingere


 

non c’è un dio che ci protegga dal dolore, com’è difficile volerti da morire..  e non morire.


 

Madama che i pirati fa sognare ma son troppo bella per loro …Troppo lontani possono solo sognare. E navigare.


 

Se per caso una stellina brillerà. Se l’amore che un posto fisso non ce l’ha decide di passare di qua.


 

Principio e fine delle sue spine..


 

Rosa da vedere
Rosa da sognare
Rosa da volere
Rosa da strappare
Rosa da vestire
Rosa da spogliare
Rosa da capire
E da perdonare
Rosa da servire
E da imprigionare
Rosa da impazzire
Rosa da implorare
Rosa da fuggire
E da ritrovare
E se c’è una rosa
Donna di più
È primavera:
Una rosa tu sei
Vieni a piantare
Una rosa
Nei sogni miei


 


 

Chi mi leccherà le lacrime
E scioglierà il sale in cioccolato?
E chi mi coprirà la spalle contro i venti
D’inverno?

In un mattino

https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=56837

 

Non ce n’è uno uguale all’altro,
in quel filare d’alberi che corrono
verso la luce bianca e diffusa
che abbaglia l’orizzonte non ce n’è uno uguale all’altro.

Alzano le braccia nude a salutare
e ci svaniscono dentro.

Sono sempre le solite cose a svanire
i filari, i tralicci
le strade , i binari.

Sulla strada anche l’auto corre
ma non ci arriva mai a svanire
mentre invece le cose appaiono,
un albero dopo l’altro
e la strada si allunga
la benzina manca.

A breve appariranno le colline
e i monti
persi in quella luce.
Ma la benzina manca sempre più,
e non si arriva mai.