Lucy

Certo era un bell’ esemplare, femmina

pelo folto e lucido,

certo guardarla scendere al pozzo a bere era uno spettacolo.

Chinata a quattro mani

mammelle gonfie e pesanti

coda alzata e sesso spargente inviti

sfilava tra decine di maschi che si battevano il petto

si prendevano a clavate,

finchè non ne restò uno.

È così che è morta

di vanitosa solitudine

ai bordi del pozzo dove l’ han trovata.

(ogni riferimento a fatti o personaggi realmente esistiti è puramente casuale)

Ma forse no.

Cose così

Un nipotino che parte a razzo dalla porta di casa

prende la ricorsa sul vialetto del giardino

per un abbraccio

dribbla la nonna che era sul percorso, a braccia aperte, per riceverlo

e poi ti salta in braccio,

non ha prezzo.

Per tutto il resto c’è googlepay.

Oltre questo mare

E si continua a navigare
anche sotto le tempeste
anche sotto il solleone
perfino nei giorni di nebbia
che nascondono le stelle alla vista
anche quando non si vede l’ orizzonte
e c’è solo acqua fino all’ orizzonte.
Si naviga a memoria
e non sarà il canto delle sirene a fermarci
si continua a navigare
e non si sa se c’ è spiaggia oltre questo mare.

 

Viandante sul mare di nebbia (Caspar David Friedrich)

viandante-mare-nebbia

Nascosta in quel che vedi

E poi c’ è una bellezza che non sai dire
entra dagli occhi e non è quel che vedi
per questo non sai dire
entra dritta fino a un posto dove non eri
e ammutolisce.
Entra e pesa sul cuore
quasi fosse un dolore
e lascia una voglia di averne ancora.
Puoi chiamarla magia
o nostalgia
di quel posto dove non eri.

Capibianco

Oggi dal cielo grigio di novembre piove
l’ aria è umida e sto al caldo in sala prove
si esce solo per fumare e cambiare aria
dalla tettoia guardo il cielo e non piove più
esce uno stormo, all’ improvviso
riempie il cielo di grida e di canzoni
poi se ne vanno al sottotetto
dove ci son briciole e semini e il freddo prende meno il petto.

Ma ce n’è uno che è sempre l’ ultimo a rientrare
lei è partita per l’ estate qualche mese fa
lui volteggia ancora un po’, si guarda in giro
e poi rientra al sottotetto a riposare.

Chissà poi chi è che porta quei semini lì
certo non sapeva che che sarebbero rimasti qui
ancor meno voleva che morissero proprio qui.

Nei mattini gelidi d’ inverno non uscivano quasi più
lui guarda il cielo e vede solo un grande bianco che nasconde il blu
poi gli sembra di sentire un canto nella neve
non stavo bene
non stavo bene laggiù
nell’ eterna estate non stavo bene senza te.

Senza vedere uscì nel bianco
in poco tempo le ali quasi non muoveva più
sbucò improvvisa una capibianca
gli prese gli artigli e danzarono nella neve bianca
poi giù in picchiata
verso una terra che nemmeno vedevan più.

Sprofondarono nella neve e poi non so
forse ristettero a guardarsi ancora un po’
forse ripartirono per dove non lo so.

Così oggi puoi sentirli ancora lì
dentro una nuvola mentre guardi il cielo blu
li senti cantare
ma vederli non puoi.

E questa è solo una storiella da vasca da bagno
ma se ci pensi
e cambi i soggetti
dentro la nuvola ci potresti essere tu.

mani fredde

Il Canto delle Muse

com’erano piccole le mie orme
affiancate alle sue, enormi.
nonno gigante e io bambina
stretta alle sue mani grandi
ruvide e calde come le note bluastre
del suo sigaro puzzolente.
eppure niente niente quel gigante
era stato ragazzo, le sue orme
sedicenni pestato freddo fame
sangue morte e poi fatica fisica
su altrettanta fatica, nel comprendere
e riprendere vita dopo numerosi lutti.
tutto taciuto, trattenuto in cento lire
messe nella mia tasca, nella caramella
scartata e offerta a dolcificare l’istante.
le orme giganti svanite nel letto d’ospedale
quando i miei anni non erano ancora intrisi
di coscienza verso il destino umano.
Anche ora al suo ricordo mi sento un nano
e ho mani fredde a cui manca quel ruvido.
– Daniela Cerrato

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