Incanti

Questo conta,
i pochi momenti incantati che passano
passano come nuvole in un cielo azzurro
ma anche i lampi in un cielo scuro.
Come quando suoni in uno stadio con l’ampli in saturazione
e vorresti rallentare il tempo perchè quei ragazzini ti stanno guardando le dita
per copiare le note.
Come quella scarpine da cittadina immerse nella neve
che mamma non poteva sapere com’ era qui, nella tana dei lupi
e io avrei dovuto dirglielo.
Come quella ragazza nuda sulle rive del lago
scritta poi nel cerchio di un anello.
Come quella testolina che spuntava dalla culla nel garage delle prove
a ogni pausa tra una canzone e l’ altra.
Ecco quei momenti d’incanto li puoi descrivere ma non torneranno
ma resta qualcosa d’indescrivibile, non si perdono
e altri ne arriveranno.
Questo conta.
L’attesa di un passaggio.

Meraviglioso errore

L’ultimo messaggio dal confine del silenzio è stato certo un errore
forse ero solo il primo della lista
non certo il primo della classe
che di errori io ne ho fatti tanti e so che ancora ne farò.
L’ultimo messaggio è stato certo un errore
e io non ero nemmeno qui
perso dentro qualche sogno fatto irrispettoso con l’artificiale
sogno che non vuol finire e invece è già finito.
Eppur nel sogno vedo cose di cui non ho memoria
vedo l’acqua e i prati e te in cima al prato fiorito
ma anche il viso è nuovo d’artificiale
e nuovo è tutto
e tutto è un meraviglioso errore
perchè nel sogno si nasconde il vero.

I sognatori sulle rive

Sun chi a ciapà un pù d’aria buna
è l’alibi di tutti i sognatori sulle rive
quasi avessero pudore dei pensieri
che nascono sulla pelle sottile dell’acqua.
Sun chi a ciapà un pù d’aria buna
e intanto fumo, sigarette e desideri
guardando verso l’ultimo sole
sole che resta ancora un po’
e che trapassa i rami per far brillar le onde
e indorare il lago
mentre altre cose invece piano svaniscono nell’ombra.
Sun chi a ciapà un pù d’aria buna
ma non sembro nemmeno qui
confuso nell’oro che splende sul lago
ascolto profumi, annuso silenzi
nell’ora muta delle fate.
Sun chi a ciapà un pù d’aria buna
ma tu lo sai che non è così
sulla pelle del lago vedi schiene e seni come onde inarcati al cielo
mani accarezzanti la pelle nuda
il bosco qui attorno è capovolto
capovolte le radici come gambe al cielo.
E proprio mentre guardi quella che hai sognato ieri
quella che pensavi non tornasse più
invece è proprio lì dentro agli occhi
cavalca ancora il suo unicorno e sogna forte i sogni miei
son sogni che conosce bene, e per questo viene.
Poi fruga con le dita tra le cose sue più intime e segrete
tra le mille scatole di meraviglie ancora da venire
per trovarne una che ho già sognato
come una piccola chiave di una botola segreta
dove passa l’unicorno rosso
proprio alle radici della gioia.
Eppure sembro qui solo a prendere un po’ d’aria buona.