Gioielli Rubati 168: Silviatico – Khan Klynski – Franco Bonvini – Marco G. Maggi – Antonella Pizzo – Giancarlo Stoccoro – Daniela Cerrato – Maurizio Manzo.

almerighi

… a nascondino
.
Abbracciare il tronco mi sta bene, sai
ma non saprei contare fino a cento:
i lupi non sanno contare, è noto.
E nel bosco usciamo a sera che affonda.
Se vuoi giocare a nascondino, vieni
di notte sotto al dirupo e stai fuori
dal mondo. Li vedremo come che sia
possibile l’arte dell’incontrarsi:
io che non conto, tu che ti nascondi,
la mezza luna che è su, tu che ridi
le ombre che danzano, io che non ti scopro
… si, siamo dei fruscii che si cercano:
in pegno dai il tuo sorriso al ruscello.
Se ti trovo, lo berrò a mani giunte.
.
di Silviatico, qui:
https://sempreadelantando.wordpress.com/2021/10/20/a-nascondino/
.
*
.
“alla distanza
d’imperfetto precipizio”
.
ancora del tempo per poco
nelle meccaniche impeccabili del fuoco
piccolo cuore di metallo ti perdono
tra le fiamme dalla bocca colate
nel fiato, in un ritratto impreciso,
nella carenza…

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Sheherazade

Lascio il fairplay nella mia tana nuda,
seguo la scia dei bar come una lupa,
cerco uno sguardo, un′anima, un richiamo
che giri fuori orario, come uno sguardo umano
che ha fame d’aria e che mi mangerà

Io me ne vado e non ho santi da pregare
che non c’è un dio che ci protegga dal dolore
com’è difficile volerti da morire
e non morire…

Il mio trenino va
riparte per magia
si lascia dietro i miei deserti
i sogni dati per dispersi
e ritrovo energia
rinascono da te
dal soffio di un′idea
da un desiderio… fin che c’e′

Bello, bello amore
amore bello che nessuno può negare
ti vogliamo eterno
t’imploriamo in ginocchio di restare
non andare via, che ci fai morire
bello, bello amore
amore bello da volere, da sognare
come un paradiso senza pace scorri nelle vene
dolce malattia ch’è volersi bene

Tu, coi baci tuoi mi accendi ma non basta
quel che resta non mi basta sai
perciò Vorrei.
Potresti mai?

Le calze nere
il latte bianco
e già si può vedere
che piano sta montando..
Sarà bello, bellissimo, travolgente
lasciarsi vivere totalmente
dolce, dolcissimo e sconveniente.
Coi bei peccati succede sempre.

E intanto al bar io lavo i bicchieri
la gente beve vino, fuma e grida
fan battute oscene e vogliono che rida
io sono stanca ma ho voglia di cantare…
Canto e mi sembra già
di essere una regina..

Era solo un sogno

Ho fatto un sogno, credo.

Credo perchè ora non so più se stavo dormendo.
Lei era qui, la vedevo bene nella stanza buia
fatta di minuscoli pixel illuminati dalla luce lunare che filtrava tra le tende.
Bella come è bella lei
ma pareva lamentarsi,
e risuonava nell’ aria un rimprovero.
Sarà che le ho appena portato un vaso di ciclamini
quelli belli grossi, di serra, colorati,
di un bel colore finto rosso pomodoro.

Pareva lamentarsi,
vieni e portami i nostri, pareva dicesse,
qui dove sto davvero,
portami quelli di un violetto tenue,
e portameli nei cestini di rami che mi costruivi da fanciullo,
con la terra coperta di muschio
lo so che sai dove crescono.

Ma io dicevo non posso,
ho ancora cascate da vedere,
coi vestiti umidi d’ acqua sospesa,
e devo vedere gli arcobaleni che quell’ acqua crea.
Devo vedere il lago brillare al sole
e deformare il profilo dei monti.
Devo suonare anche, presto.
Devo sentire ancora le vibrazioni attraversarmi il petto
e il cuore battere a tempo, in gola.

E poi tra un pò là dove crescono i ciclamini farà neve tra gli alberi,
devo andare a sentirla sciogliersi tra le mani, mentre punge le dita,
sentire l’ aria fredda sulla faccia e vedere le corteccie delle betulle sfogliarsi.
Devo far vedere tutto questo ai nipotini.
Ma non manca molto, ci andremo insieme poi ai ciclamini vedrai,
e anche più su, oltre la colma, fino ai narcisi,
dove suona un’ armonica.

Pareva calmarsi al pensiero dei nipotini,
io invece ora so che le manco.

Due gocce di stupore

Esce la sera con la sua scatola di colori
smalti, rossetti e ombretti per fare l’anima arcobalena
poi con due gocce di stupore si dimentica di sè
ed in quel sè ci sei compreso te.
Io resto in attesa che appaia come belva dal buio
per entrare in qualche sogno
Un sogno dolce ma di così spalancata ferocia,
e lacerante bellezza.
ma lei si aggrappa e appende a qualche stella
con le corde strette del mio desiderio
io ancora resto a guardarla roteare come un astro
e a inventarne i movimenti.
La lascio dondolare su nel cielo
legata ai pensieri miei
così vicina che si può toccare
le stelle forse sono led e il bagliore è fumo.
Il corpo suo è il pensiero mio
lo slego e lancio su, nel cielo come un lampo a illuminare
poi si spegne e muore
ma non lo fa mai davvero
muore di una piccola morte momentanea.