I can eat my dinner in a fancy restaurant
But nothing
I said nothing can take away these blues
‘Cause nothing compares
Nothing compares to you..
Mese: gennaio 2021
I’ll Take Care of You
I’d Rather Go Blind
Something told me it was over (yeah)
Gioielli Rubati 129: Elisa Falciori – Yves Bergeret – Franco Bonvini – Chiara Marinoni – Daniela Cerrato – Fleurose – Daniele Barbieri – Ferdinando Giordano.
Un grazie a Flavio Almerighi per essere tra questi grandi con i miei piccoli pensieri.
COMUNICO CHE DAL PROSSIMO NUMERO DELLA RUBRICA RIPRENDERA’ LA COLLABORAZIONE CON DANIELA CERRATO
Pietre Cave
Ho sognato la guerra.
Invece di combattere
mi nascondevo in pietre cave.
Da lì, immobile come un dente
appena spuntato
ascoltando la voce degli spari
spiavo il nemico
che alla fine se ne andava
col fucile in mano
e un mezzo sorriso
incredulo per la mia scomparsa
Io, mentre il verde si allargava
ero solo una pietra grigia, fredda
una donna con un bambino
stavano come me, con me
accucciati e zitti.
di Elisa Falciori, qui:
https://elisafalciori.wordpress.com/2020/09/12/pietre-cave/
*
La nuvola e l’alba
Ho posato la testa sulle tue ginocchia
e la tua veste è andata a fuoco.
E ti ho presa
per mano come le fiamme
che afferravano il mare e i suoi scogli
e li tiravano verso l’alto in montagne celesti
di cui noi scalavamo gli strati.
Ho posato la testa sulle tue ginocchia,
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Ascolta & Leggi: Jocelyn Pook con una poesia di Franco Bonvini
Ci sono testi che non possono lasciare indifferenti fin dalla prima lettura, e per questo vanno riletti, smontati, rimontati, come un tempo facevano i bambini con i loro giochi. Qui, un Franco Bonvini in forma smagliante.
https://bonvinifranco.wordpress.com/2021/01/28/non-allamore-ma-al-sesso-2/
chi sia interessato all’intera raccolta, può reperirla qui:
Non all’amore ma al sesso
Unicorno rosso.
Forse i narcisi piangono, di notte, senza carezze
quando solo la luna li vede
la luna che entra da queste finestre storte
e disegna i narcisi sui muri.
Ma c’è una donna che li vede, disegnati sui muri,
una piccola donna che una volta spargeva colori sui prati
seguendo fili di invisibili sogni.
E sulla rugiada dell’ erba i suoi sogni diventavano fiori
poi qualcosa le sfuggì di mano e fu presa tra bianche lenzuola
furono mura e ombre alle finestre e ai muri
ma i fiori non muoiono mai,
rinascono sempre…
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Pick Up The Pieces
Minor Blues Jam
Non all’amore ma al sesso
Unicorno rosso.
Forse i narcisi piangono, di notte, senza carezze
quando solo la luna li vede
la luna che entra da queste finestre storte
e disegna i narcisi sui muri.
Ma c’è una donna che li vede, disegnati sui muri,
una piccola donna che una volta spargeva colori sui prati
seguendo fili di invisibili sogni.
E sulla rugiada dell’ erba i suoi sogni diventavano fiori
poi qualcosa le sfuggì di mano e fu presa tra bianche lenzuola
furono mura e ombre alle finestre e ai muri
ma i fiori non muoiono mai,
rinascono sempre folli di sole e rugiada.
La piccola donna abita il passato,
sul confine tra il visibile e l’invisibile
ma ancora regala fantasie di seta
cavalcando il suo poderoso unicorno rosso.
Scrivere di lei è ciò che resta.
La piccola donna abita il futuro
sul confine tra il visibile e l’invisibile
un immaginato futuro di stanchezze
e di mura e finestre
e non muore mai.
Rinasce nella fantasia indimostrabile
e ancora cavalca l’unicorno rosso nelle sue camere con vista
ma è così muta di indicibili parole
così muta che non ne ricordo la voce e il viso.
Scrivere di lei è ciò che resta.
E’ di notte, quando tutto dorme che ti trovo,
che ti prendo, immaginata, tra le braccia.
E lì ti possiedo
sostituendo la tua mano penetrante nel sesso già umido
e ti sento, tremante, gioiosa nell’impudico ancheggiare,
ti sento, sollevare il bacino e inghiottirmi il sesso.
Chissà se una volta almeno siamo morti così,
nello stesso fantastico istante
per poi scoprirci lontani ma vivi.
E nuovi.
Pronti per un’ altra prima e unica volta.
Facile.
Sarebbe stato facile un tempo venirti a trovare
portarti tutta la giovinezza
e i muscoli forti per prenderti ai fianchi
e denti buoni per morderti i capezzoli.
Sarebbe stato facile
col drago nei pantaloni appoggiarmi al tuo corpo ancheggiante
sentirne il calore e il profumo
porti un desiderio tra i glutei
e girarti e poi rigirarti
e di nuovo girarti per appoggiarmi tra i seni giovani e sodi.
Sarebbe stato facile venire così, a ogni giro e rigiro.
Invece sono venuto oggi
e ho portato la stanchezza e la vecchiezza delle rughe
i pochi denti rimasti e il drago è solo un’ etichetta sull’ intimo.
Sono venuto oggi e mi son seduto sulle tue panchine
per cercare la permanenza dei corpi e delle cose.
Sono venuto oggi
a vedere l’ effetto che fa sperare che tu non mi veda.
Fuochi sul lago.
La ragazza era lì
era la notte dei fuochi,
sulla riva del lago
lei li guardava brillare.
La ragazza era lì
seduta accanto al suo dolore
nel cono d’ ombra del salice amico
che le sussurrava parole.
Tutti quanti eran lì
illuminati dai fuochi
e ogni botto un desiderio stupito
ogni botto una meraviglia.
La ragazza invece in disparte
nelle ombre di luna
tra i rami del salice
nascondenti le mani.
E ogni botto un tremito di foglia
un affondo di dita
un fremito al seno.
Come un salmerino sinuoso
che brilla le sue squame alla luna.
Seguendo rotte e voli sconosciuti
riaffonda poi nell’ acqua dolce di lago.
L’ ultimo colpo la fece tremare
fino al profondo del cuore.
Non se ne accorse nessuno
ma la ragazza sparì per eterni istanti
confusa all’ acqua dolce del lago
in un invisibile abbraccio tra terra e cielo.
E sale e scende, il bosco
come scosso da un movimento tellurico,
tremante e ondulatorio.
Appare e scompare, ondeggiando
e a ogni onda la fiera appare nel nero tra rami
la fiera con la bocca spalancata
la bocca abituata a inghiottire,
la bocca calda e umida.
La fiera che subito scompare
fino alla prossima onda.

Skin
Sentiva tutti i dolori del mondo sulla pelle, e anche più sotto
tanto da farla fiorire e aprirne i pori,come pozzi
e dentro ci pioveva il freddo, senza riempirsi mai.
Solo con altro freddo, in un bicchiere, si addormentava,
e scordava, almeno per quella notte.
In quelle notti era invisibile
solo un lembo di veste in luce
che potessero riprenderla.
Salirò ancora
Posteggerò la bici sotto la mia linea obliqua che sale e salirò
trainato da una fune di radici intrecciate e antiche,
fino agli angeli scintillanti sul frontespizio,
fino alla piazza da dove partono i sentieri.
Cercherò i ciclamini, e i narcisi al grande prato, che so essere una vasta distesa
o forse no, e troverò nuovi sentieri, seguendo scale di pietre
e nuovi luoghi, altrettanto immensi.
Se arriverò dove non si può più salire guarderò in alto,
al sole tra tutto il bianco delle nuvole e salirò ancora se mi prenderà per mano.
Sotto si vedrà il lago brillare, e la bici minuscola e argentata in attesa
come una cartolina che profuma di lago, e d’erba e di legna al fuoco nelle case.
Qualcosa nelle sfumature, o nella mano vuota dirà poi quando è l’ora di tornare.
