Sai dell’isola in mezzo al lago? Appare quando il buio avanza dalle rive e le case e le cose svaniscono piano piano, resta solo lei, collinosa, lussureggiante, in piena luce e baciata dal sole. Gli uccelli giocano, tra gli alberi, e i pesci nelle insenature delle coste, felici. È tana e non rifugio, è la tana della gioia. Rifugio è guardarla dal buio delle rive. Rifugio è sognarsi uccello tra i suoi alberi, o pesce nell’ insenatura.
È come se il mondo parlasse una lingua sconosciuta che però lui capiva benissimo ma allo stesso tempo è come sapesse che non sarebbe riuscito a impararla mai. Le parole stavano tutte stese a terra come stelle sul pavimento della camera e lui camminava tra gli spazi vuoti o nelle pozze di luce disegnate dagli spazi tra le persiane. Tutto questo dentro un’aria di musica a colori e ombre sui muri e sui divani. Amorevoli ombre protettrici.
Il vissuto è forse quello che più conta insieme con l’ affondarci le radici da questo vivere. Così vado al bosco perchè qualcuno mi ci portava, e lo so che non lo trovo ma ricordo i giorni, felici, la gioia il caldo sulle gambe nude e l’odore delle eriche la bimba che ha paura dei ragni il bimbo con l’ archetto e le frecce e l’odore del sottobosco, la sua spalla liscia. Quello che cerco è il bimbo sperduto in questa vita stordita. E poi ci porto i figli, e i nipoti perchè lì sono stato felice perchè lì loro torneranno a cercare i bimbi sperduti.
Il vissuto e il vivere, poi uscendo dal bosco affonderò i rami nel vivrò che sia vero o non vero, come i sogni, anche quello importa e la sua spalla ruvida.
Un giorno andrò al bosco lasciando questo divano comodo andrò al bosco cercando nuovi sentieri come sempre nei miei soliti giri. Ci saranno curve sul sentiero e dopo l’ultima il buio tra gli alberi si farà di un bianco luminoso e invitante. La vedrò apparire piano in tutto quel bianco come sbucasse dalle nebbie. Le previsioni dicono che farà un gran caldo quel giorno o un gran freddo e che pioverà se non c’è il sole. Di sicuro quel giorno saprò che lì finisce il sentiero mentre quello percorso frana silenzioso nel lago. Non si può tornare. Dovranno venirmi a cercare dietro le curve.
Embè? Quello passa di qui e quello deve bastare almeno fino a dicembre. E poi, nel tratto che attraversa il parchetto non fioriscono sacchetti di plastica lungo le rive anche perchè son di cemento di un bel colore grigio fogna, senza rami per impigliarsi però con qualche sasso incastonato qua e là, chissà per quale bellezza.
Quello deve bastare, e una panchina e il rumore dell’acqua e sapere dove sono le sorgenti alpine.
C’è profumo di torta in cucina di torta e di mele buone.
Ma mamma non c’è in cucina.
Forse la finestra è aperta e il profumo arriva dalle case vicine ma è mattino presto in questo primo novembre grigio e umido è ancora buio e non ho neanche alzato le tapparelle fa freddo e la finestra certamente è chiusa e mamma non c’è in cucina.
Forse allora arriva da scordati tempi antichi quando i mesi di novembre erano rosa e non ricordo se era più buono il profumo di torta o della sua gonna ma la gonna di mamma non c’è in cucina.
Starò qui, sul divano, ancora un pò in questa magia di penombra che confonde le cose e ci puoi vedere quello che non c’è come mamma che non c’è in cucina ma fa ombre sui muri.
Dal rumore fuori piove e dovrò alzarle le tapparelle prima o poi e vedere che mamma non c’è in cucina e guardare giù, e scendere e guardare gli iniettori che non schizzano e l’ auto che non funziona e mi sporcherò le mani di nero e grasso e poi sapranno di benzina e niente, non sapevo a chi dirlo che mamma non c’era in cucina.
E danza l’archetipa dea tra i fuochi che l’illuminano nella notte. E tutte guardano incantate, le anime attorno ai fuochi. Sapessero come han cambiato forma tutti quegli antiquati miti, cambiate in un brulichio di minuscoli pezzetti striscianti e poi svanite come cenere nel vento. Eppure torna ancora Innanna con la sua barca del cielo a farsi arare il campo e tutte le anime si fanno contadine senza riuscire a seminare mai. Torna, Inanna, alla fine per farsi odiare. Ma c’è un modo per non odiarla.