Sto sulla foranea
l’acqua s’infrange sulle mura spinta da un vento da nord
la scavalca inzuppandomi
al largo vele bianche tentano il rientro
poi il cielo si fa oscuro e il vento freddo e contrario
e soffia forte, e non è carezza
e lampi cadono nell’acqua giocando al bersaglio con le vele
e l’acqua è schiuma, e spuma, e io il suo balocco.
A questo punto dovrei svegliarmi, e invece no.
Forse sono davvero lì
dove sono andato tante volte senza mai tornarci davvero
e mamma è su al faro e guarda il lago
guarda le sue vele al vento e muta apre la bocca come a respirare
forse parla al vento, che non vuol dire a vanvera
mamma ha sempre saputo essere molto convincente con parole buone.
Ma il cielo ancora ogni sera si fa oscuro
e io sto sempre lì, sulla foranea.
Una vela è ancora al largo.
Fra sogno, e realtà si vivono delle immagini della natura ricorrenti, ove l’eco di presenze care, rende ancor più emozionante la vivacità dello scenario che s’incontra….
Versi apprezzati, buona serata, Franco, silvia
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Veramente originale il tuo poetare. Affascina. Bravo Franco. isabella
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Grazie.
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