Aveva capelli neri e occhi furbissimi.
e non ne ricordo il nome.
Se lo ricordo ancora doveva essere davvero speciale
aveva lacrime invisibili sospese e ferme sulle guancie
e occhi grandi come le finestre della sua città
città sospesa, dove il vento sbatteva le imposte delle case
come palbebre attonite sulla strada.
Case non più casa e neanche altrove, vita sospesa.
Non so la vera storia, ero troppo piccolo
ma ora voglio credere che sbarcò ad Ancona
e che il suo treno a Bologna non si potè fermare
nè a Parma e nemmeno più in su
a Como ne arrivarono più di 800 come lui.
Per tutti era “il figlio della Jugoslava”,
ma era proprio come me
e abbiamo fatto un pezzo di strada insieme
coi nostri cuori piccoli.
Fummo bimbi Speciali.
Non ricordo altro,
poi ci siamo persi.
Ma bella bella!
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… e che finale
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Semplicemente stupenda. Adoro il tuo poetare caro Franco. Con levità le tue poesie accarezzano. Grazie. Isabella
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Grazie a te per l’apprezzamento
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