https://www.larecherche.it/testo.asp?Tabella=Poesia&Id=54509
E infilaglielo un asfodelo ogni tanto cazzo, mentre scrivi,
che fa sempre odiens, e poi piace.
Sempre a parlar di margheritine di bosco,
o al massimo due ciclamini,
roba da sfigati, poveri cristi,
a chi cazzo vuoi che interessi?.
Mettici anche un odoroso bocciolo di rosa, anzi due, proprio in cima ai seni
o una spalancata orchidea tra le cosce, a cui bere a gargamella e dissetarsi
o era a garganella?
insomma a canna, lavorando un po’ di lingua per rinfrescarsela un po’ e aumentare il dissetante piacere.
Qualche parolaccia a intercalare non guasta.
Ma forse è meglio ordinarsi una bella pizza ai peperoni e tutte quelle altre verdurine,
come si chiama? ah ecco, vegetariana, quella che.. anche con le zucchine.
Là dove c’ è quel pony pizzaiolo che te la consegna sulle mani a giumella,
che è più amorevole,
e poi il cartone caldo puzza..
sperando non si fermi per strada a fare pipì però.
Certo favorirà il sonno, o i sogni, e in sogno la stessa spalancata orchidea in fiamme, bruciante di passione.
Che bruci rapida e veloce, in un attimo fuggente, per sempre.
Fino a quanto dura il sempre.
” Quanno ce vo’, ce vo’ “
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L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media Network – Pier Carlo Lava.
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Un inno poetico di grande spontaneità, sul quale soffermarsi attentamente per apprezzarne il contenuto…
Un sorriso, poeta, silvia
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Grazie!
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il “sempre” ha una durata alquanto scostante, poi diventiamo insofferenti e più sinceri: bello questo pezzo, profuma di carta da macellaio e matita da muratore
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